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Lo scorso settembre i ragazzi di ANTI-DO-TO hanno documentato la riparazione (diy) dello spot di Milano Centrale, cuore storico dello skate milanese e non solo, ormai meta di skater di tutto il mondo. La cosa fondamentale è che si è trattato di un lavoro svolto dagli SKATERS stessi che, armati di cemento e cazzuola, hanno fisicamente e letteralmente riparato il muro e le fessure della pavimentazione.
I ragazzi hanno scelto di raccontare questa storia, proprio perché rimasti colpiti dal forte senso di comunità degli skaters di MC, da come una passione abbatte tante barriere e crea una vera famiglia.
Lasciamo che Davide Martinazzo, personaggio storico della scena skate italiana, ci spieghi come funziona Milano Centrale oggi e quale era e sarà il significato di questo progetto.
Milano Centrale oggi
La Milano Centrale in questo momento storico è un punto d’incontro per tutta la skate community milanese e, negli ultimi vent’anni, è entrata nel circuito dei tour internazionali, grazie a numerosi skater europei e americani che l’hanno individuata come luogo ideale per lo skateboard.
Questo perché Centrale, negli ultimi anni, è diventato molto più skate friendly rispetto ad altri spot. La sporgenza e il divario, in particolare, sono stati presi come un punto di riferimento tecnico per un rider, quindi vengono da tutta Europa per skaetare e filmare il loro miglior trick.
Milano Centrale, una community inclusiva
A Milano fino ai primi anni ’90 c’era Piazzetta Borromeo. Poi, anche a causa di alcuni lavori di restauro nel piazzale adiacente alla Stazione Centrale,gli skaters milanesi si sono convertiti in questo nuovo spot.
Da allora sono passati 25 anni e quindi, ovviamente, c’è stato un fatturato biologico; questo perché il ragazzino che passa o che vi arriva in autobus o in treno, o viene lasciato dai genitori, riconosce in quel luogo il punto di ritrovo dei suoi pomeriggi. La continuità non è data da un passaparola organizzato o da comunicazioni ufficiali, social e così via, ma si basa sulla presenza e sulla fisicità: Milano Centrale continua ad esistere perché c’è sempre qualcuno che fa skateboard e perché è una community inclusiva, se vedi cinque skaters ti fermi anche lì.
Quando dico comunità inclusiva intendo un gruppo di persone in continua evoluzione, che riescono ad aggregarsi andando oltre le differenze tra generazioni, di origine e di genere e che riescono sempre a riconoscersi attraverso la loro passione per lo skateboard per questo luogo ormai storico.
Il rapporto con Milano
l rapporto con la città è decisamente migliorato nell’ultimo decennio. Prima, diciamo dalla metà degli anni ’90 da quando Milano Centrale diventava ufficialmente MC per la skate community, lo sfondo quotidiano in piazza era, purtroppo, scene di spaccio; e la nostra discussione con le forze dell’ordine era incentrata sul far capire loro che forse avevano problemi più grandi a livello locale rispetto allo skateboard.
Da outsider la situazione per me è decisamente cambiata, quando è stata costruita la tendopoli per accogliere i senzatetto: lì la città si è accorta di avere un paio di problemi giganteschi, spaccio di droga e senzatetto, concentrati per lo più davanti alla stazione centrale. Da quel momento in poi, Milano ha dovuto riconoscere che lo skateboard, che attirava minori sorridenti che skaetavano tutto il giorno, era un fattore di riqualificazione naturale e “gentile”.
Va aggiunto che, allo stesso tempo, lo skateboard è stato nuovamente mostrato nelle pubblicità e nell’immaginario pop; questo significava che, ad esempio, una passante con il suo bambino cominciava a guardarci di buon occhio, così come si cominciava a instaurare un cordiale rapporto di convivenza con l’esercito che era lì a presidiare: loro erano lì per fare il loro lavoro e noi eravamo lì per vivere l’angolo “buono” della piazza. Sono stato più presente negli ultimi tre anni e devo dire che non ho visto situazioni o scenari più rischiosi. Prima, purtroppo, erano all’ordine del giorno.
“Prendersi cura del proprio spazio non è una cosa da nerd ma qualcosa che ti dà onore e merito. Non solo è un’evoluzione; Credo che sia il completamento dello spirito originale, la base per far crescere il senso di comunità.”
Prendersi cura del proprio spot: l’intervento a Milano Centrale
La premessa necessaria è che la mia generazione, che ora ha quarant’anni, è la prima ad avere figli pur continuando a skaetare e introdurre la nuova generazione a giocare. Una volta, quando avevano quasi trent’anni, gli skater generalmente compravano un buon maglione, andavano a lavorare e lo skateboard era solo un ricordo.
Questo rappresenta un notevole cambio di paradigma: comincia a diventare importante per noi, come skaters, anche lasciare in eredità qualcosa a chi sta crescendo. Ad esempio, vado a MC una o due volte al massimo a settimana e mi chiedo sempre cosa posso fare per le nuove generazioni. La prima cosa era sistemare lo spot. E questo li ha visti coinvolti molto, i ragazzi più piccoli si sono subito attivati dandoci una mano. Hanno capito l’importanza di prendersi cura del luogo in cui trascorrono molte ore al giorno.
Questo è un bene per la comunità. Il messaggio, che ci ha coinvolto tutti e che spero abbiamo trasmesso, era proprio questo: prenditi cura di questo spazio, per te e per chi verrà dopo di te. Questa idea si è innescata in loro, la vedo nel comportamento quotidiano di chi fa skateboard a Milano Centrale. Hanno dimostrato di essere una generazione molto aperta, molto attenta, molto consapevole e molto dinamica.
L’anima punk dello skateboarding e l’attivismo per la città: denaturazione o evoluzione?
Credo che conciliare lo spirito indipendente dello skateboarding con la cura degli spazi in cui vivi, anche in collaborazione con la città e le istituzioni, debba essere vissuto come un’evoluzione. Prendersi cura del proprio spazio non è una cosa da nerd ma qualcosa che ti dà onore e merito. Non solo è un’evoluzione; Credo che sia il completamento dello spirito originale, la base per far crescere il senso di comunità.